E’ morto il noto cantante nonché co-fondatore della band britannica The Pop Group, Mark Stewart, all’età di 62 anni.
Figura di rilievo nel mondo della musica post punk, scompare Mark Stewart, la voce dei The Pop Group. Non è stata resa nota la causa della sua morte da parte della sua famiglia che “chiede rispettosamente di avere spazio in questo momento difficile”, come annuncia la band sulle pagine social.
La carriera di Mark Stewart
Stewart, assieme al sassofonista Gareth Sager, al chitarrista John Waddington, al bassista Simon Underwood e al batterista Bruce Smith, fonda da adolescente il Pop Group, sulle basi del punk rock unendo post punk, dub, il funk, il free jazz.
Nella realtà del rock britannico degli anni Ottanta Mark è stato una figura di spicco, diventato conosciuto soprattutto per gli album “Y” e “For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?”. Per un breve periodo Stewart decide di abbandonare la sua carriera insieme ai The Pop Group, ma nel 2015 torna in studio insieme alla band per registrare l’album “Citizen Zombie”.
Durante la sua carriera musicale, il cantante ha collaborato anche con artisti come Trent Reznor dei Nine Inch Nails, Massive Attack, Tricky e Richard Hell. Mark Stewart ha pubblicato anche un album da solista.
Il lutto
Sulle pagine social, i The Pop Group scrivono: “Mark Stewart è deceduto nelle prime ore di venerdì 21 aprile 2023. Mark è in comunione con l’amore come dicono i Sufi: non esiste la morte, nessuno morirà, ma siccome la morte è così preziosa, è stata nascosta nella cassaforte delle paure. La famiglia e gli amici di Mark chiedono rispettosamente di avere spazio in questo momento difficile”.
Poi, un post che ricorda gli altri membri della band e alcune foto che li ritraggono insieme. “Mark era la mente più sorprendente della mia generazione, RIP”, ha scritto il chitarrista e sassofonista, Gareth Sager.
Il critico Simon Reynold scrisse: “La genialità del Pop Group risiede nel modo in cui si lasciarono trascinare in ogni direzione dalla loro passione per la musica nera. Non bastavano, da soli, il reggae, il funk o il jazz: eccoli dunque a cimentarsi in tutti e tre i generi”. Stewart, invece, “ululava incantesimi imagistici come un incrocio fra Antonin Artaud e James Brown”.